Urne clamorose. Il voto per scegliere i membri della Costituente e rinnovare i poteri locali batte la repressione. Tomás Hirsch: «Sognavamo questo risultato». Sinistra, indigeni e movimenti in festa. La comunista Irací Hassler nuova sindaca di Santiago.
«Nessuno si aspettava un risultato del genere, chi lo dice ora mente. Certo, in molti e molte l’avevamo sognato». Da Santiago parla Tomás Hirsch, deputato di Acción Humanista del Cile e tra i coordinatori della lista Apruebo Dignidad, coalizione formata con il Frente Amplio e il Partito Comunista.
Le elezioni per la determinazione dell’assemblea costituente e per il rinnovo di molte cariche locali del 15 e 16 maggio 2021 si trasformano in una disfatta per la destra del paese, e in generale per i partiti tradizionali. La sensazione a urne aperte era molto diversa, i dati di scarsa partecipazione (42,5%) preoccupavano, e molto, le sinistre convinte che solo una ripetizione dell’affluenza del referendum di ottobre avrebbe potuto garantire loro il controllo dell’assemblea costituente.
Invece la destra riunita in un’unica lista porta a casa solo 37 seggi su 155. L’obiettivo della coalizione “Vamos por Chile”, che riuniva dai pinochetisti al presidente Piñera era di strappare 1/3 della costituente, almeno 52 deputati, per poter porre il veto durante il percorso di scrittura della nuova carta costituzionale.
«I PARTITI TRADIZIONALI, il cosiddetto duopolio, hanno avuto in generale un risultato pessimo. La Democrazia cristiana è praticamente sparita, ha eletto un solo rappresentante su 155. Mentre i comuni più importanti del paese, partendo da quello di Santiago del Cile, sono stati vinti da candidati della sinistra del Frente Amplio o del Partito Comunista. Insomma molto più di quel che noi speravamo» sottolinea Hirsch. Sono 28 i candidati della coalizione Apruebo Dignidad, 25 quelli di Lista del Apruebo (centro sinistra) e ben 48 i seggi strappati da candidati indipendenti, la maggior parte dei quali rappresentano i movimenti che dall’ottobre 2019 riempiono le piazze con alta rappresentanza femminista.
A chiudere il conto ci sono i 17 seggi destinati ai popoli originari. «Chiaramente, avendo ottenuto più dei 2/3 necessari per controllare l’assemblea costituente dovrebbe permettere non solo di cancellare le parti più antidemocratiche della carta ma anche di convertirla in una costituzione moderna e con visione di futuro. È la prima costituzione al mondo che verrà scritta da un’assemblea con lo stesso numero di uomini e donne e con una forte rappresentanza dei popoli originari» ricorda il deputato umanista.
La lotta ha battuto la repressione, così si potrebbe sintetizzare il risultato. Non è andata diversamente nelle elezioni locali dove le destre crollano, i candidati di opposizione vincono direttamente in 3 regioni e in altre 10 vanno al ballottaggio avendo avuto più voti al primo turno.
LA REGIONE DI VALPARAÍSO, la seconda per importanza nel paese, sarà governata da Rodrigo Mundaca, candidato del Frente Amplio. Irací Hassler, del Partito comunista, è invece la nuova sindaca di Santiago, la capitale del paese, battendo Felipe Alessandri il sindaco uscente. Nessun sindaco negli ultimi 24 anni a Santiago è riuscito a farsi eleggere per due volte, la tradizione non è stata rotta ma a vincere è stata una donna, comunista, una novità per la capitale di un paese che ha ancora nel maschilismo uno dei suoi punti deboli.
Appena eletta la neo sindaca ha dichiarato: «Ci auguriamo che quanto accade oggi a Santiago sia il preludio di quanto accadrà a livello nazionale. Oggi abbiamo un’opportunità storica, in questo momento così importante, avremo una nuova Costituzione e avremo anche una trasformazione dai quartieri del comune di Santiago per conquistare la nostra dignità e il buen vivir, in questo storico momento di trasformazioni. Andremo a costruire un Comune per il popolo. Stiamo andando forte».
HA DOVUTO RICONOSCERE la sconfitta come nello scorso ottobre il presidente Sebastián Piñera: «È stato inviato un messaggio forte e chiaro al governo e anche a tutte le forze politiche tradizionali. Non rispondiamo in modo adeguato alle richieste e ai desideri della cittadinanza».