Cuba: necrofilia dei media e glossario dell’odio

Cuba: necrofilia dei media e glossario dell’odio

Le pubblicazioni sulla recente sostituzione di Raúl Castro alla direzione del Partito Comunista di Cuba hanno dimostrato, ancora una volta, che sulla “questione Cuba” il sistema mediatico internazionale non garantisce né la pluralità né la libertà di pensiero, e che riproduce un’unica visione dell’isola.

Questo è un esempio recente del glossario dell’orrore su Cuba nella cosiddetta “stampa libera”.

C’è un editoriale, anche un articolo d’opinione, in uno dei grandi giornali occidentali, che sia favorevole alla rivoluzione cubana? Non uno, di fronte a decine di testi, informativi e d’opinione, con lo stesso messaggio apocalittico sul presente e sul futuro dell’Isola, e con la stessa demonizzazione della sua leadership eletta.

E, ancora una volta, tutto il ricettario di luoghi comuni e bugie.

La “gerontocrazia”. In quest’ultimo Congresso del Partito Comunista è stata approvata l’età massima di 60 anni per entrare nel suo Comitato Centrale, ad eccezione dell’Ufficio Politico (15). L’età media della leadership è di 42,5 anni (16). Ma giornali come il catalano La Vanguardia ci avvertono che Raúl Castro e i “membri della vecchia guardia” “continueranno ad esercitare la loro influenza nell’ombra” (17).

Il “trionfalismo”. Questo stesso media ha accusato “le autorità cubane” di negare “la situazione di penuria” che l’isola sta vivendo. E il giornale ABC, di evidenziare “risultati economici (…) che, evidentemente, esistono solo nella loro immaginazione, dato che il paese sta attraversando una grave crisi” (18). Non si preoccupano nemmeno di consultare le fonti dirette. Per esempio, l’intervento televisivo del presidente cubano Miguel Díaz-Canel, in cui ha menzionato “le indubbie carenze materiali, le difficoltà della nostra popolazione” (19). E in cui non solo ha condannato, come ripetono spesso i media, il blocco statunitense. Ha anche condannato “gli oneri della burocrazia, l’eccessivo centralismo e l’inefficienza”. Problemi strutturali” e “mali”, nelle sue stesse parole, “che ostacolano il nostro sviluppo economico, la cui soluzione dipende da noi”.

“L’Emigrazione”. La Vanguardia ha anche scoperto che “migliaia di persone sono emigrate da Cuba negli ultimi anni in cerca di una vita migliore”. Certo, e da Honduras, El Salvador, Giamaica e tanti altri paesi della regione, nonostante il fatto che le loro economie non soffrano di alcun blocco (20). Ma non si legge che l’emigrazione da questi paesi è dovuta – come sostengono questi media in relazione a Cuba – alla “cattiva gestione dei dirigenti”. Infatti, il governo o il nome del presidente di questi paesi è raramente menzionato negli articoli. Tanto meno, il sistema capitalista neoliberale in vigore in quei paesi (21).

“Il veto di Internet”. BBC Mundo ci dice che “il divieto governativo su Internet” è stato recentemente revocato a Cuba, e che ora c’è “libero accesso a Facebook e ad altre reti sociali (…) dopo decenni di monopolio statale” (22). Un’altra falsità. Il ritardo nella connettività dell’isola è un problema economico, legato al blocco statunitense subito dal paese, non una decisione politica, attuale o passata. Questo blocco ha impedito, per anni, la connessione in fibra ottica, e solo dopo l’installazione di un cavo dal Venezuela e un potente investimento in infrastrutture c’è stato un notevole salto – anche se ancora modesto – nella connettività (23).

“La Fortuna”. Un titolo del giornale argentino La Nación: “Banchetti, viaggi e lussi: rivelano come vivono i parenti di Raúl Castro” (24). Vediamo fotografie di persone su una spiaggia, in una discoteca, in un ristorante, mentre fumano un sigaro dell’Avana… Vediamo uno dei nipoti del leader in Europa, dove vive la sua famiglia paterna… Sono foto simili a quelle che migliaia di famiglie cubane potrebbero mostrare. E queste presunte “prove” di “banchetti” e “lussi”, da dove vengono? Da “un’indagine”, si legge, “del sito indipendente Cubanet. Cubanet, un “sito indipendente” che è sostenuto con 220 mila dollari all’anno dal governo degli Stati Uniti (25). Sulla stessa linea, il quotidiano italiano La Repubblica ha pubblicato un articolo dell’anticastrista Norberto Fuentes, che prevedeva la fuga della famiglia Castro – si legge – “nelle sontuose ville che già possiedono – un segreto noto a tutti – in Europa”, “con i soldi che hanno accumulato” (26). In questo caso, non ci sono foto di queste presunte “ville sontuose”, esistenti solo nella sceneggiatura di uno scrittore che ha venduto fantasie su Cuba per 25 anni.

E il desiderio si è trasformato in un titolo. Il quotidiano spagnolo ABC ha annunciato, con grande fanfara, che Raúl Castro ha “un cancro all’esofago e al retto”, così come “una cirrosi epatica dovuta alla sua lunga e forte dipendenza dall’alcol” (27). Il giornale 20 minutis ha preso questa presunta “notizia” come esempio per una relazione medica sul cancro rettale (28). Il che, secondo altri siti web, impedirebbe a Raul Castro di “continuare alla testa” del partito (29). Curioso, perché la sua sostituzione è stata annunciata esattamente… cinque anni fa! (30). La necrofilia dell’ABC era palpabile in un altro titolo: “La direzione militare cubana è tormentata dal fatto che ciò che è successo a Ceaucescu”, il leader rumeno – ricordiamo – fu fucilato dopo un processo sommario e senza difesa (31).

È così che funziona la “stampa libera” del XXI secolo. Con bufale, informazioni non verificate, censura, demonizzazione, bugie, insulti e odio. Un sacco di odio. Che possano continuare così… per molti anni a venire.


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