L’Istituto per lo sviluppo e gli studi sulla pace (Indepaz) ha confermato oggi 31 vittime durante lo sciopero nazionale che ha scosso il paese per l’ottavo giorno consecutivo.
Secondo questa organizzazione non governativa questa cifra è possibile grazie alle informazioni fornite da organizzazioni sociali e difensori dei diritti umani come Plataforma Grita, Temblores, Red de DDHH Francisco Isaías Cifuentes, e Campaña Defender la Libertad, tra gli altri.
La lista comprende i nomi delle vittime, l’età, il dipartimento, la città, la data della morte e il presunto autore, sezione in cui la Squadra mobile anti-sommossa della polizia nazionale (Esmad) si distingue per la sua ripetuta apparizione.
L’Esmad è responsabile della maggior parte dei morti, così come delle centinaia di feriti segnalati dall’inizio delle manifestazioni, comportamento che ha attirato l’attenzione di personalità e organismi internazionali come le Nazioni Unite (ONU).
Il giorno prima, l’ONU ha condannato le azioni degli agenti e ha chiesto alle autorità del paese di rispettare la protezione dei diritti umani, soprattutto la vita e la sicurezza personale.
Il rapporto Indepaz afferma anche che i presunti omicidi di altri due uomini e una donna sono ancora sotto inchiesta, mentre stima in 1.220 il numero di persone ferite, 87 scomparse e 18 con ferite agli occhi a causa della violenza della polizia.
Lo sciopero nazionale è indetto dalle organizzazioni sindacali, studentesche e dei popoli nativi, che dopo aver ottenuto il ritiro della riforma fiscale presentata dal governo, chiedono che le stesse iniziative in materia di sanità e pensioni siano ritirate.
Chiedono anche l’attuazione dell’accordo di pace del 2016 e la cessazione di tutte le manifestazioni di violenza.